Ciao, belli!
La mia dieci giorni statunitense parte da Boston, patria di Paola e Valentino. La citta` mi ha subito stordito con il labirinto della metropolitana, che si snoda buio sotto i quartieri nei pressi di Downtown ed emerge alla luce come un tram nei vari sobborghi ormai conurbati che testardi mantengono il proprio nome originale. La metropolitana e` decisamente piu` caotica che a Toronto e non mi risulta ovvissimo nemmeno capire come comprare un biglietto, smarrito tra CharlieCard, CharlieTicket e altre bizzarrie. Superato il primo momento di sbandamento (probabilmente piu` dovuto al fatto che la sveglia mi aveva tirato giu` dal futon alle cinque del mattino che ad altro) ho finalmente raggiunto la mia destinazione dove ho trovato il primo attesissimo abbraccio ad aspettarmi. Qualche chiacchera piu` o meno seria e il pomeriggio vola. Per la sera ci aspetta A Midsummer night's dream messo in scena dal Boston Ballet al Wang Theatre, dove tra l'altro mi attende il secondo abbraccio, Vale; il balletto termina tra gli applausi, si decide di non andare a sciare l'indomani causa troppo freddo e la serata si conclude in un pub dove pianista e pubblico si uniscono a cantare i Beatles e altre canzoni più e meno note.
Il sabato mi vola da sotto i piedi passeggiando lungo Comm Ave, poi sull'esplanade gelata lungo il fiume coperto di ghiaccio e neve e finendo nel North End, una piccola Italia vicino all'Oceano. Pranzo con un'ottima carbonara direttamente da São Paulo (e brava Beatriz!) insieme a tanti brasiliani e alla saudade che li ha presi guardando la neve fuori dalle finestre mentre pensavano a Rio e alle batterie del Carnevale.
Le parole di tante cose da raccontare poi riempiono il resto della giornata e della serata di sabato, mentre la domenica se ne va camminando in giro per Cambridge, dove ha casa Vale e sorge Harvard, e poi tornando a Boston per Mass Ave dalle parti del Back End, raggiungendo la metro al calar del sole. La serata prevede ravioli alla zucca e tante tante altre chiacchere.
E senza sorprese lunedì è già ora di partire, le ultime ore si consumano chissà come e la valigia si chiude. La Charliemetro mi confonde per l'ultima volta e il Greyhound diretto a New Haven si lascia alle spalle la scintillante Boston correndo lungo l'autostrada.
Jacopo
La mia dieci giorni statunitense parte da Boston, patria di Paola e Valentino. La citta` mi ha subito stordito con il labirinto della metropolitana, che si snoda buio sotto i quartieri nei pressi di Downtown ed emerge alla luce come un tram nei vari sobborghi ormai conurbati che testardi mantengono il proprio nome originale. La metropolitana e` decisamente piu` caotica che a Toronto e non mi risulta ovvissimo nemmeno capire come comprare un biglietto, smarrito tra CharlieCard, CharlieTicket e altre bizzarrie. Superato il primo momento di sbandamento (probabilmente piu` dovuto al fatto che la sveglia mi aveva tirato giu` dal futon alle cinque del mattino che ad altro) ho finalmente raggiunto la mia destinazione dove ho trovato il primo attesissimo abbraccio ad aspettarmi. Qualche chiacchera piu` o meno seria e il pomeriggio vola. Per la sera ci aspetta A Midsummer night's dream messo in scena dal Boston Ballet al Wang Theatre, dove tra l'altro mi attende il secondo abbraccio, Vale; il balletto termina tra gli applausi, si decide di non andare a sciare l'indomani causa troppo freddo e la serata si conclude in un pub dove pianista e pubblico si uniscono a cantare i Beatles e altre canzoni più e meno note.
Il sabato mi vola da sotto i piedi passeggiando lungo Comm Ave, poi sull'esplanade gelata lungo il fiume coperto di ghiaccio e neve e finendo nel North End, una piccola Italia vicino all'Oceano. Pranzo con un'ottima carbonara direttamente da São Paulo (e brava Beatriz!) insieme a tanti brasiliani e alla saudade che li ha presi guardando la neve fuori dalle finestre mentre pensavano a Rio e alle batterie del Carnevale.
Le parole di tante cose da raccontare poi riempiono il resto della giornata e della serata di sabato, mentre la domenica se ne va camminando in giro per Cambridge, dove ha casa Vale e sorge Harvard, e poi tornando a Boston per Mass Ave dalle parti del Back End, raggiungendo la metro al calar del sole. La serata prevede ravioli alla zucca e tante tante altre chiacchere.
E senza sorprese lunedì è già ora di partire, le ultime ore si consumano chissà come e la valigia si chiude. La Charliemetro mi confonde per l'ultima volta e il Greyhound diretto a New Haven si lascia alle spalle la scintillante Boston correndo lungo l'autostrada.
Jacopo
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