Song of the day

21.2.07

New Haven

La seconda tappa del viaggio si chiama New Haven, ed e` la piccola citta` sull'oceano che di buon grado ospita la prestigiosa universita` di Yale e dunque Enrico, che e` stato il mio prezioso ospite durante i tre giorni che ho passato qui; nonostante fosse pieno di lavoro (e quando mai non lo e` stato?) siamo riusciti a girare per la citta` e chiaccherare non poco (e non solo di Matematica).
L'accoglienza che mi e` stata riservata per la prima sera e` a base dell'ottima pizza che gli immigrati italiani hanno importato in questo paese: sottile e poco unta, e` stata davvero una sorpresa, soprattutto considerando quanto fossi prevenuto a riguardo.
La giornata di martedi`, sebbene grigia e uggiosa, cammina in fretta verso il tramonto. La mattina si perde in giro per il campus di Yale: l'austerita` grigia del cemento e sporadicamente rossa di qualche mattone si sposava perfettamente con l'umida giornata invernale, con gli alberi nudi e scuri che graffiavano il cielo. Tutti gli edifici sono stati costruiti in uno stile artificiosamente gotico, con i Gargoyle a guardia dei tetti e le finestre altissime e appuntite. Beh.. a dire la verita` non proprio tutti...
Assolutamente anonime dall'esterno, stonate (come solo un violista puo` arrivare ad essere) nella seppur fasulla armonia di quelle che le circondano, queste costruzioni appaiono perennemente chiuse con catene e lucchetti. Ospitano nientemeno che le riunioni delle famosissime societa` segrete, di cui il popolo a stelle e strisce va tanto fiero.
Terminato il giro turistico in campus il pomeriggio prevede una gita in bici sulla East Rock, dalla quale si gode di un bel panorama su New Haven e sull'oceano. Peccato che il tempo lasciasse molto a desiderare e la foschia appiccicosa coprisse tutto cio` che c'era da vedere dopo l'arrampicata.
Il giorno dopo inizia con una gita al parco del faro, sull'oceano; il sole decide di ricompensare l'attesa e i quaranta minuti di bus per arrivare. E` una giornata fredda pero` e il mare e` scuro scuro; i capannoni abbandonati per l'inverno danno al luogo un'aria un po' spettrale cosi` come i lastroni di ghiaccio che galleggiano in riva al mare e il faro bianco che spezza l'azzurro denso del cielo. Il pomeriggio evapora velocemente tra seminario e cene e le chiacchere fan volare via le ultime ore a New Haven.
Il mattino dopo, un abbraccio sulla via della stazione segna l'inizio dell'ultima parte del mio viaggio. New Haven fila via come centinaia di volte ho visto filar via Pisa dal treno, con le porte che si chiudono e ti trascinano via.
Destinazione: New York Grand Central Station


Jacopo

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